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Siamo davvero schiavi della tecnologia? E se sì, fino a che punto? Domanda che ha iniziato ad affacciarsi nella mia mente un paio di giorni fa.

Non per il cellulare, non per la tv, non per il portatile.

Mi sono sentita schiava non della tecnologia, bensì della comodità. E cosa c’è di più comodo, pratico ed accomodante della lavatrice? Niente e nessuno come lei.

Il lunedì è iniziato con la dipartita della mia amata Rex-Electrolux, ancora non so se definitiva o temporanea.

Fatto sta che scoprirlo a causa del silenzio sospetto della suddetta scostumata quando invece avrebbe dovuto giungermi, in lontananza, il suo garrulo roteare, è stato un colpo imprevisto.

Dopo aver emulato generazioni di antenate, lavando e risciacquando panni e pannetti, stesi gocciolanti in un giorno di pioggia, dovevo tirarmi un po’ su.

Un risotto era quello che ci voleva, ma come?

Gli avanzi presenti erano: un paio di noci di burro alla Maître d’Hôtel, preparato per delle portentose lumache di cui vi darò la ricetta, dello Strachitunt, brodo di carne e di verdure, cipollotto fresco.

Metto in padella bassa il burro (si prepara facilmente facendolo montare con poco succo di limone e prezzemolo tritato finissimo, gli si da una forma e lo tiene in frigo a solidificare), con un piccolo cipollotto fresco a velo, un giro di olio per non far bruciare il burro. Aggiungo il riso, calcolando due pugni a testa più uno per la pentola, faccio tostare ben bene, mezzo bicchiere di vino bianco, sfumo e avvio la cottura col brodo.

Dopo circa cinque minuti stempero lo Strachitunt a pezzetti e continuo a bagnare col brodo fino a cottura ultimata. A me piace il risotto di carattere, che non si appiccica e dove i chicchi sono ben definiti.

Lascio un minuto a fuoco spento, mangio. E alla lavatrice ci penserò poi.

Per chi non conosce lo Strachitunt, Lo stracchino Tondo: è una delle nove DOP di formaggio della provincia di Bergamo. Un erborinato di latte vaccino crudo intero a due paste, stagionatura medio lunga: un principe dei formaggi.

I simboli che trovate alla fine di ogni ricetta: sale e pepe rappresentano la difficoltà, la clessidra il tempo richiesto per la preparazione e il salvadanaio indica il costo degli ingredienti.

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