TUTTOFOOD si conferma hub internazionale dell’agroalimentare

TUTTOFOOD, in programma a Fiera Milano dal 6 al 9 maggio,  si conferma sempre più hub internazionale del sistema agroalimentare e del cibo di qualità, in grado di creare sinergie e accorciare le distanze tra i Paesi del mondo. Racchiudere sempre di più il meglio del saper far italiano e metterlo a contatto con top buyer, favorendo al contempo anche la presenza di Paesi stranieri e imprese verso il mercato italiano. Ad oggi già 32 i Paesi confermati per la prossima edizione, con importanti e numerose aziende e collettive provenienti da Spagna, Grecia, Portogallo, Regno Unito, Cina e USA.

A conferma del carattere internazionale della manifestazione, il Ministero dell’Agricoltura degli Stati Uniti ha recentemente rilasciato un importante riconoscimento che attesta TUTTOFOOD quale unica manifestazione italiana nel settore agroalimentare in grado di garantire un contributo effettivo per l’export degli Stati Uniti.  Capacità di evolversi, innovandosi, ampliando in modo naturale  le offerte merceologiche è il timone dell’edizione 2019. Nasce TUTTOWINE, lo spazio dedicato al vino realizzato in partnership con UIV- Unione Italiana Vini, che permette ai buyer di spaziare durante la loro permanenza in fiera dal food al beverage. Nuove anche le aree dedicate alle tradizioni nutrizionali, TUTTOKOSHER e TUTTOHALAL, che consolidano il carattere internazionale della manifestazione. Le nuove merceologie si innesteranno nei comparti delle aree più consolidate della manifestazione. Focus sul mondo delicatessen e della gastronomia a TUTTODELI, al mondo delle conserve con TUTTOGROCERY; a TUTTOSWEET grandi conferme del mondo del dolce e dei prodotti da forno, mentre TUTTOPASTA consolida il segmento pasta secca con l’espansione dei produttori storici ed un focus sulla pasta fresca. Si caratterizzano per le new entry TUTTOFROZEN e TUTTOSEAFOOD, le sezioni dedicate al surgelato e al prodotto ittico; e per la crescente innovazione di prodotto i due storici padiglioni dedicati ai latticini e a carne e salumi, TUTTODAIRY e TUTTOMEAT. Debutta Evolution Plaza, il villaggio della trasformazione digitale che – assieme alla già nota Retail Plaza – guarda all’innovazione del settore agroalimentare. Una nuova area che rappresenta un’opportunità per analizzare come le tecnologie 4.0 possono aiutare la crescita del comparto. Ma Evolution Plaza  è anche lo spazio dove aziende e centri di ricerca potranno sperimentare e dialogare tra loro. Si colloca in tal senso la partnership con Netcomm, consorzio del commercio elettronico italiano, che all’interno di quest’area, porterà l’eCommerce Food Lab.Forte investimento su buyer altamente qualificati italiani ed internazionali, grazie anche al contributo di ITA/ICE Agenziasu diversi mercati chiave. L’attenzione ai buyer di alto profilo e orientati a contatti di qualità è anche rafforzata dagli accordi stretti da TUTTOFOOD con importanti associazioni d’oltreoceano come Restaurant Canada, che raccoglie i ristoranti  e le catene del fuori casa canadesi e Specialty Food Association, la più importante associazione del settore negli USA.

TUTTOFOOD sarà partner della Milano Food City dal 3 al 9 Maggio 2019, la settimana del cibo di qualità che si svolgerà in contemporanea alla manifestazione.

Per ulteriori informazioni: www.tuttofood.it, @TuttoFoodMilano.

IL VINO E GLI ITALIANI: UN AMORE DA 14,3 MILIARDI DI EURO NEL 2018

VERONAFIERE: VINITALY BRAND GLOBALE, PER PROMUOVERE LA CULTURA DEL VINO

Verona, 7 aprile 2019 – Passionale come l’amore, tradizionale come il pranzo della domenica, popolare come il calcio. Il vino per gli italiani è molto più di un asset del made in Italy: è un collantetra generazioni che coinvolge quasi 9 cittadini su 10 in tutto lo Stivale. L’indagine Mercato Italia – Gli italiani e il vino, realizzata da Vinitaly con l’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor e presentata oggi alla Fiera di Verona in apertura della 53a edizione del salone internazionale dedicato al vino e ai distillati, traccia il profilo dell’approccio al vino e dello stato di salute del mercato internodel primo Paese produttore al mondo. Si beve meno – il 26% di volumi ridotti rispetto a vent’annifa – ma lo fanno praticamente tutti e in modo più responsabile: la media è di 2-4 bicchieri a settimana, consumati soprattutto in casa (67%) in particolare dai baby boomers (55-73 anni, al 93%), ma è rilevante la quota di tutte le generazioni, con i millennials (18-38 anni) che evidenziano già untasso di penetrazione pari all’84%. Dato in aumento sia a casa che nel fuori casa. Si beve meno, dunque, ma il mercato del vino tiene e produce un valore al consumo che, secondo l’analisi, èstimato dall’Osservatorio in 14,3 miliardi di euro (dato 2018).

MERCATO INTERNO: VALORE AL CONSUMO DA 14,3 MILIARDI (+2,8% A VALORE)

Un mega-vigneto da 650mila ettari, con 406 vini a denominazione, 310mila aziende e soprattuttoun valore al consumo del mercato interno che l’Osservatorio Vinitaly – Nomisma Wine Monitor stima nel 2018 in 14,3 miliardi di euro, per un volume di vino venduto pari a 22,9 milioni di ettolitri. Rispetto al 2017 si registra una crescita del 2,8% a valore a fronte di una sostanziale stabilità a volume (-0,4%). Nel confronto tra i top mercati per valore dei consumi, l’Italia si posiziona al 4° postodopo USA, Francia e Regno Unito. Per il presidente di Veronafiere Spa, Maurizio Danese: “Per la prima volta abbiamo stimato il valore al consumo del primo mercato al mondo per i nostri produttori. Il dato, che supera i 14 miliardi di euro, la dice lunga su quanto il settore impatti non solo sulla filiera ma anche sui servizi e sull’Horeca”.

TRADIZIONE ELEGANZA E CULTURA, TRA VECCHIE E NUOVE PREFERENZE

Per la maggior parte degli intervistati il vino è tradizione, eleganza e cultura, al contrario dei superalcolici, associati a divertimento e monotonia, o della birra, dove prevale il matching conamicizia e quotidianità. “Per gli italiani il vino va oltre lo status symbol – commenta il direttore generale di Veronafiere Spa, Giovanni Mantovani –, rappresentando un tassello fondamentale della cultura tricolore, al contrario di altri Paesi consumatori. E Vinitaly è un brand riconosciuto come bandiera: tre italiani su quattro conoscono infatti la nostra manifestazione, dato che sale al Nord,per l’81%, e tra gli italiani con un alto livello di scolarità e reddito. Una notorietà del brand non fine a se stessa – continua il dg – perché Vinitaly ha l’obiettivo di parlare attraverso tutti i canali possibili,

per creare un rapporto sempre più coeso tra il mondo dei produttori e quello dei consumatori. In questi anni abbiamo investito quasi cinque milioni di euro nello sviluppo digital e la nostra sarà la prima manifestazione che userà queste potenzialità”.

E se è vero che il vino rosso rimane il favorito in tavola, lungo la Penisola cambiano le preferenze sulla base di vecchie e nuove abitudini al consumo e della vocazione delle diverse aree vitate. Chi beve vino rosso lo fa nella metà dei casi almeno 2-3 volte la settimana mentre per le altre tipologie il consumo è più episodico, in particolare nel fuori casa. Nelle città metropolitane, dove il tasso di penetrazione è uguale o leggermente superiore alla media italiana (91% a Napoli contro 88% in Italia) e si abbassa l’età media dei consumatori, Roma beve molto più vino bianco rispetto alla media italiana (25% vs 18%) mentre a Napoli i rossi dominano nelle preferenze e a Milano lo sparkling presenta punte di consumo ben superiori alla media, come pure i rosati nei capoluoghi meneghino e partenopeo.

Un rapporto edonistico – quello tra gli italiani e il vino – fatto di soddisfazione dei sensi più che di conoscenza, con solo un quarto dei consumatori che si dice in grado di riconoscere ciò che sta bevendo. Quota quella degli ‘esperti’ che sale nei maschi (33% contro il 18% delle donne), nel Nord- Ovest (31%) e in maniera direttamente proporzionale al reddito (45%) e alla scolarità (laureati al 39%). Tra i criteri di scelta, il territorio di produzione la spunta su denominazione e vitigno. Assieme sommano il 61% delle risposte e si rivelano molto più importanti di prezzo, brand aziendale, consigli di sommelier e caratteristiche green. Tra i ‘saranno famosi’ nei prossimi 2-3 anni, i consumatori indicano invece gli autoctoni (28%), i biologici (19%), i vini veneti, piemontesi, toscani, pugliesi e siciliani e quelli leggeri, facili da bere e da mixare. Vino nel bicchiere ma anche in campagna, con il 23% degli italiani che hanno fatto una vacanza/escursione in un territorio del vino e solo il 18% che esclude questa possibilità in futuro. Tra le mete più ambite, stravince la Toscana con il Chianti e Siena, poi Piemonte (Langhe e Asti) e il Veneto.

FENOMENO SPRITZ E VINI MIXATI

Su tutta la Penisola si fa largo lo spritz che è il re del fuori casa (e dell’aperitivo) e ormai un vero e proprio rito di iniziazione al vino per i palati più giovani. Una svolta pop che allo stesso tempo può essere interpretata come un primo approccio culturale verso un prodotto bandiera.

REGIONI: NORD IN TESTA PER CONSUMI E CONOSCENZA

“L’indagine realizzata sul consumatore italiano di vino – ha detto il responsabile di Nomisma Wine Monitor, Denis Pantini –, è stata declinata in profondità per aree, regioni e grandi città, un dettaglio necessario per capire a fondo le tendenze che si stanno delineando nel mercato nazionale. Un mercato che non va trascurato, non solo per il valore che esprime ma per il fatto che la brand reputation dei nostri produttori e dei nostri vini – da far poi valere sui mercati esteri – si costruisceinnanzitutto in Italia”. Il quadro indagato dall’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor – che ha realizzato anche focus su 6 regioni (Veneto, Lombardia, Piemonte, Toscana, Campania e Sicilia) e 3 città (Roma, Milano e Napoli) – rende un’Italia del vino abbastanza uniforme nelle abitudini al consumo, con una lieve prevalenza al Nord, dove anche si concentra una maggior conoscenza del prodotto. Vola, in particolare in Lombardia e Veneto, il consumo di spritz (attorno al 40% nel fuori casa) e più in generale dei vini mixati nelle grandi città, dove è maggiore anche la propensione alla vacanza enoturistica, in particolare a Milano (36%). Il rosso, primo tra i consumi, domina al Sud, in Piemonte e in Toscana, mentre in Veneto è altissima l’incidenza degli sparkling. Più marcate le differenze sulla conoscenza dei grandi vitigni: chiamati a indicare la provenienza regionale di Amarone della Valpolicella, Brunello di Montalcino e Franciacorta, solo 1 italiano su 4 risponde correttamente, in una geografia delle risposte che premia i veneti (38% di risposte senza errori), seguiti da Lombardia (34%), mentre fanalini di coda sono la Sicilia e la Campania, dove la soglia si abbassa a circa 1/5 dei rispondenti.

Lo street food a Milano è anche giapponese

 Da Venerdì 5 aprile Takochu porta per la prima volta i takoyaki a Milano, anzi, in Italia, il goloso street food made in Japan che rende felici i palati dei gaudenti appassionati del genere.

Nell’immaginario occidentale i takoyaki hanno un posto speciale: sono parte dello street food giapponese per eccellenza, le classiche polpettine di polpo preparate con una semplice pastella a base di farina, brodo dashi, uova, sale e zucchero, all’interno della quale vengono mescolati diversi ingredienti come zenzero sott’aceto e cipollotto, il tutto ingolosito dalla salsa Otafuku, maionese e katsuobushi (i fiocchi di pesce disidratato che con il calore sembrano muoversi).

Lorenzo Ferraboschi Maiko Takashima, propongono solo ciò che è davvero un’autenticità giapponese (come il ristorante Sakeya, Wagyu Company, Sake Sommelier Association).

Le tanto amate polpettine di polpo fritte andranno a comporre la già vasta offerta dello street food milanese con un concept semplice e giovane, unico proveniente dal Sol Levante nella capitale meneghina: code veloci in strada, frittura, birretta e via a gustarsi il Giappone in cartoccio.

Inizialmente verranno proposte solo con polpo, dopo qualche settimana anche in versione vegetale e dolce. Come a Tokyo, sarà il primo locale senza cassa, ci sarà solo un totem per ordinare il numero di cartoccini di takoyaki desiderati, 6 pezzi a 4 euro.

In abbinamento anche il drink sarà facile e fruibile, si potrà scegliere tra birra giapponese, sake, the verde, soft drink, il tutto take away.

Appuntamento dunque il 5 Aprile alle 18:30 per l’inaugurazione ufficiale al pubblico dove ci saranno takoyaki gratis per tutti, fino ad esaurimento.

Takochu via Casale 3/A – Milano
Facebook: @takochumilano
Instagram: @takochu_milano
Da martedì a domenica dalle 18:00 alle 22:00