50 Sfumature di Pinot Noir 14-16 ottobre

Era il 2020, anno complicato. Ma, come ricorda Lucilla Ortani, instancabile anima della manifestazione, eravamo un pugno di appassionati alla prima edizione di questa festa all’insegna del Pinot Noir.

Voghera ci ha creduto, ci hanno creduto gli organizzatori, il Movimento Turismo del Vino di Lombardia e tutti i produttori sempre più numerosi e decisi a far conoscere questo affascinante vitigno. In questi tre giorni si potranno degustare più di 50 diverse etichette in cinquanta punti della città: un percorso che si snoda all’interno del centro cittadino, tra botteghe storiche e locali. Senza fretta, con i ritmi dettati da ogni singolo partecipante, un salotto accogliente all’interno del quale soffermarsi per conoscere, assaporare e incontrare. Io ci sarò, e voi?

Info: https://www.50sfumaturedipinotnoir.it

Incontrare i territori attraverso il vino

Far emergere le piccole realtà territoriali o le produzioni limitate, se pur eccellenti, non è sempre facile; le risorse delle aziende sono calibrate sulla propria dimensione, la necessaria competenza spesso manca così come le persone, il tempo, a volte anche la spinta a proiettarsi all’esterno. Mettersi in moto, soprattutto tutti insieme, è un processo lungo, complesso, non sempre così facile da fare proprio. Anni fa collaboravo con una rivista di enogastronomia creando micro/mini percorsi turistici che comprendessero sempre tre elementi base: l’arte – intesa come luogo da visitare, il cibo e il vino. Mi è piaciuto così tanto che ora lo faccio di professione, con l’Associazione LeVagabonde. Grazie a questa passione è stato un piacere incontrare i produttori riuniti nel GAL Terreverdi Teramane, bandiera di un territorio che, dai comuni della costa si addentra nelle colline che si affacciano sul mare. Siamo in Abruzzo, una terra che ha la fortuna di avere montagne imponenti che si tuffano nel mare dopo essersi stemperate nelle vallate e nelle colline ricoperte di vigneti e di storia.

Parliamo dei vini: otto le aziende che hanno partecipato ad una manifestazione itinerante, Borgo di Vino, approdata a Bergamo, in un luogo evocativo di storia e bellezza: il cortile e la piazza antistante la Pinacoteca Accademia Carrara. Conoscere i vini presentati, con calma e attenzione, nel corso di una degustazione avvenuta al Circolino in Bergamo Alta, cooperativa storica, ristorante e posto dove si va, è stato non solo interessante ma stimolante e fondamentale per l’approccio a DOC e IGT non così consuete nei ristoranti locali. Certo, la cucina del territorio vuole i vini del territorio ma…le proposte dei ristoranti sono più ampie, si introducono anche preparazioni non più così strettamente legate alla cucina tradizionale: perché non inserire vini che, lo confermo dopo la degustazione, vanno dai bianchi più freschi ai rosati intensi e ai rossi corposi come il Montepulciano d’Abruzzo che ben si accompagnerebbe ai piatti locali.

Qualche informazione, le cantine partecipanti:

🍷Tenuta Torretta di Controguerra

🍷Monti di Controguerra

🍷McCalin di Martinsicuro

🍷Pigliacampo di Giulianova

🍷La Quercia di Morro d’Oro

🍷Di Ubaldo di Sant’Egidio Vibrata

🍷Morganti di Torano Nuovo 

🍷Strappelli di Torano Nuovo

Per conoscere il GAL https://www.galterreverditeramane.it

Per conoscere il canale YouTube de LeVagabonde: https://www.youtube.com/@levagabonde2021/featured

Tipicamente Uniche e speriamo anche organizzate

Qualche tempo fa, ma ne scrivo colpevolmente solo ora, sono stata invitata a partecipare ad una serie di giornate di convegno focalizzate sulle Città Creative Unesco, grazie al riconoscimento conferito alla Associazione LeVagabonde, ideata da chi scrive insieme a Frida Tironi nel marzo 2021 con lo scopo di valorizzare siti artistici e culturali, micro realtà produttive di cibo e vino, creando percorsi per tutti con il vantaggio di essere racchiusi in aree dove il trasporto è ridotto al minimo, privilegiando piedi e/o trasporti collettivi, quindi di fatto realmente e concretamente sostenibili. Ma cosa sono le Città Creative UNESCO? Vi riporto quanto scritto nel sito ufficiale: https://www.unesco.beniculturali.it/rete-delle-citta-creative/

La Rete delle Città creative (UNESCO Creative Cities Network) è stata promossa dall’UNESCO a partire dal 2004 per rafforzare la cooperazione fra le città che individuano la cultura e la creatività come fattori fondamentali e imprescindibili per il loro sviluppo in chiave sostenibile, con specifico riferimento a uno dei 17 obiettivi dell’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile. La rete è articolata in sette settori creativi: Artigianato e l’Arte popolare; Cinema; Design; Gastronomia; Letteratura; Musica; Arti digitali. Le città italiane attualmente aderenti alla rete sono undici in sei differenti settori: Bologna (Musica-2006) Torino (Design-2008) Fabriano (Artigianato e Arte popolare-2013) Parma (Gastronomia-2015) Roma (Cinema-2015) Pesaro (Musica-2017) Alba (Gastronomia-2017) Carrara (Artigianato-2017)Milano (Letteratura-2017) Biella (Artigianato-2019) Bergamo (Gastronomia -2019).  Le città italiane hanno costituito un Coordinamento Nazionale delle Città Creative Italiane una rete informale coordinata dalla città di Fabriano, che ha tra i suoi obiettivi quello di rafforzare il ruolo delle città italiane all’interno della rete internazionale, di diventare una piattaforma di riflessione e ricerca nell’ambito delle nuove economie e di favorire la connessione integrata tra cultura, sviluppo economico e turismo, di affermarsi quali punti di riferimento e hub per la creatività a livello nazionale.

Cosa ci fa quindi una città come Bergamo insieme ad Alba e Parma, due indiscusse regine protagoniste della gola a livello mondiale? E’ tutta una questione di latte, caglio e sale: in pratica di formaggio. Da questo punto di vista la provincia di  Bergamo non ha nulla da invidiare a nessun altro luogo: in un’area che va dalle Orobie alla Bassa pianura abbiamo ben 9 DOP: Formai de Mut, Taleggio, Bitto, Grana Padano, Gorgonzola, Quartirolo Lombardo, Provolone Valpadana, Salva Cremasco e Strachitunt. Di fatto una vera e propria Cheese Valley, senza uguali. A questi se ne aggiungono altri come l’Agrì di Valtorta e lo Storico Ribelle, presidi SlowFood. Il motivo del Convegno è “Tipicamente Uniche”, il progetto comune che a partire dal 2023 e per i prossimi tre anni riunirà le tre città in una unica, diffusa destinazione enogastronomica. Una sorta di ‘pacchetto’ che mira a promuovere la cultura dei prodotti tipici delle tre aree, in un unico grande tour che tocchi le diverse zone attrattive, arricchendolo di assaggi, di visite a carattere artistico e culturale, di produzioni viste da vicino. Si inizia da Bergamo, visitando la città, percorrendo Città Alta per arrivare alle Mura Veneziane, da qui si sale nelle Valli: a San Pellegrino ci si ferma per il Liberty e per degustare i primi formaggi DOP della zona, alcuni dei quali perfettamente accompagnati dal Moscato di Scanzo. Alba segue con la dolcezza delle colline dove nasce il Barolo ma non dimentica Rocche, Castelli e chiese romaniche. Terra baciata davvero questa dove, tra vino, tartufi e cucina, ci si perde davvero. Il progetto prevede la chiusura del tour a Parma passando per Zibello e per i caseifici del Parmigiano. Il Castello di Torrechiara è una tappa obbligata così come la visita ai produttori di vino. Ed infine Parma: la città con i suoi capolavori. Le tre Città, inoltre, si accordano per confrontarsi e unirsi, integrandosi di volta in volta in manifestazioni particolarmente significative per i territori ospitanti: Bergamo inizia subito con FORME (INFINITE), grande manifestazione dedicata ai formaggi.

Indubbio che l’idea sia bella e interessante, altrettanto vero è che, dal punto di vista organizzativo, è tutt’altro che fatta e concreta. Creare dei percorsi sulla carta è sempre molto facile, organizzare singole tratte non è troppo complicato. E allora, dove sta l’inghippo? Nel mettere tutto insieme, in modo che funzioni non solo una prima volta ma sempre e sempre con la medesima qualità. E che sia tutto di altissimo livello; non sto parlando di costi, mi riferisco alla minuta pratica quotidiana, alla proposta davvero diversa, quella che ti fa scegliere un percorso del genere, venduto a 1299 euro per persona per una settimana, trasporti e vini esclusi. Non desidero essere sterilmente polemica, mi occupo di accoglienza turistica, anche enogastronomica, dal 1986: so cosa significa l’intoppo dell’ultimo minuto e il dover aver sempre presente e pronto un piano B. Vendere all’estero un pacchetto simile significa appianare ogni minimo problema legato al trasporto e alla lingua, tanto per iniziare. Non conosco la realtà piemontese o quella di Parma, certo è che vino, formaggi e salumi non si producono in centro città. Bergamo più fortunata come collegamenti? Sì, grazie all’aeroporto che con i nuovi collegamenti da e per Fiumicino ci aprono un mondo di flussi turistici. Ma dovendosi muovere in provincia iniziano le difficoltà.

E’ un augurio quello mi faccio: che, finalmente, la differenza in progetto così complesso ed interessante la facciano davvero le persone e la professionalità, l’unica qualità che serve per iniziare.

Batterie, Badesse e Balsami: alla scoperta dell’Acetaia Testa.

 Vero che non si può utilizzare il nome depositato a Modena, ma altrettanto vero è che la famiglia Testa produce un aceto che nulla ha da invidiare a quello tradizionale. Grazie a SlowFood Valli Orobiche ho incontrato questa realtà a pochi passi da Bergamo, tra colline spettatrici di lotte fratricide tra guelfi e ghibellini e residenze estive dei vescovi bergamaschi. La signora Manuela, con Laura, Roberta, Maria e Francesco ha continuato il progetto del marito che, con passione e competenza, aveva deciso di produrre il Balsamo, un nome di fantasia per un condimento di grande bontà. Dimenticatevi quindi quei tristissimi bottiglini che vedete sugli scaffali della grande distribuzione, dove le glasse e gli aceti in vendita hanno visto le botti forse per un mese, e venite a conoscere la storia particolare di questa azienda e dei suoi ottimi prodotti.
Produrre il Balsamo degli Angeli è un procedimento lungo – minimo 12 anni – e complesso, fatto di delicatezza, pazienza e continui passaggi da una botticella all’altra, le batterie appunto, di legni diversi e sempre di dimensioni più piccole rispetto alla precedente, dove i profumi e le caratteristiche diventano sempre più concentrati.

La storia di questa acetaia comincia con Pierangelo Testa che si lancia in questa avventura, affascinato
anche dalla tradizione che vede il lascito delle batterie (le serie di botti che sono necessarie ai passaggi) di padre in figlio, avvalendosi anche della competenza del Prof. Bergonzini, con l’intento di produrre il proprio aceto. Il restauro della cascina dove si trova ora l’acetaia consente di creare uno spazio dedicato nel sottotetto della struttura medievale e di aprire alle visite. Ogni batteria ha le sue proprie peculiarità ed aromi, che trasmessi si arricchiscono ad ogni nuovo passaggio. Vediamo le batterie dei figli e Manuela ride quando le chiediamo se i balsami contenuti rispecchiano i tratti di ognuno, ma la verità è che ogni batteria, così come i figli, ha un carattere ben definito. Le tipologie del Balsamo degli Angeli si declinano in tre diversi sigilli, a seconda degli anni di invecchiamento: 12, 30 o addirittura 50 anni. Roberta ci racconta tutto questo con grazia e facendo sembrare come naturale un lavoro di controllo che richiede non solo tempo, perizia ma soprattutto grande pazienza e totale assenza di fretta: nella produzione del Balsamo non ci sono scorciatoie di sorta.

Tenuta degli Angeli produce anche vini, soprattutto pluripremiati metodi classici per i quali si arriva ad una permanenza sui lieviti di 70 mesi. Assaggiamo i balsami, i vini e anche l’olio appena franto, ottimo. A tavola gli abbinamenti con i salumi, il risotto e il goloso dolce confermano la cura che la famiglia Testa mette in ogni prodotto.  La serata, appagante e ben orchestrata dai nuovi e vecchi fiduciari di SlowFood, scorre via veloce.

Info: https://www.tenutadegliangeli.it/ 

A CORTINA IL MUSEO RIMOLDI RIAPRE CON DUE MOSTRE DEDICATE ALLA MONTAGNA

“Montagna sacra. Un paesaggio silente tra il bianco e il colore” questo il titolo di una ricca mostra che segna la riapertura del Museo Mario Rimoldi a Cortina d’Ampezzo.

L’esposizione, curata da Stefano Cecchetto è dedicata al tema della montagna nella sua rappresentazione; il paesaggio si trasforma in qualcos’altro: un luogo dell’anima pieno di speranza e pace, lontano dal banale quotidiano. Una sequenza di circa quaranta opere che, partendo da quattro capolavori del Rinascimento italiano (XV sec.XVI sec.), a firma Raffaello, Tiziano, Romanino e Padovanino, presenta opere di artisti che hanno saputo descrivere al meglio questo sentimento. Un paesaggio visto, o intravisto, attraverso quel mezzo straordinario che è la pittura. “… La montagna come simbolo, viatico verso altre dimensioni, supremo confine tra il visibile e l’oltre, muro invalicabile davanti al quale si afferma ogni nostra incertezza…in quell’atmosfera di silenzio e di distacco che essa segna…”

Di tutt’altro genere, ma ugualmente interessante e curiosa,  è “Una montagna di mattoncini a Cortina”: una mostra di variegati diorami, costruiti con mattoncini LEGO, curata da LAB, una delle collezioni private di LEGO più grandi d’Europa. In occasione dei Campionati Mondiali di Sci, sarà presentato un diorama dedicato all’evento: una montagna alta quasi 2 metri raffigurante le principali attività della montagna, con lo scopo di divertire, affascinare, ma anche lasciare messaggi educativi: rispetto dell’ambiente, importanza di vivere in un contesto pulito e benefici che derivano da un corretto comportamento verso natura. Un’esposizione che pone l’attenzione su quella che, dal 1958, è diventata un’istituzione nel mondo dei giocattoli: non c’è bambino, né adulto, che non conosca o che non abbia giocato almeno una volta con i mitici mattoncini.

Questi gli orari di apertura: da lunedì a venerdì 10.30-12.30 / 15.30-19.30     Info:  museo@regole.it Tel. 0436 2206

 

 

NUOVE DATE PER IL VINITALY 2021

DAL 20 AL 23 GIUGNO 2021 La nuova data per Vinitaly.

IL 19 GUGNO L’EDIZIONE SPECIALE OPERAWINE 10th YEAR ANNIVERSARY CON WINE SPECTATOR

Le date scelte sulla base di uno specifico sondaggio di mercato con l’obiettivo di consentire ai buyer extra europei di partecipare in un unico periodo a più eventi internazionali.

La 54a edizione del Salone internazionale dei vini e dei distillati di Veronafiere si terrà dal 20 al 23 giugno 2021, in contemporanea con Enolitech e Sol&Agrifood. OperaWine 10th year anniversary con Wine Spectator sarà il 19 giugno.

La decisione è il risultato di un’attenta verifica, anche con le più autorevoli istituzioni in grado di formulare previsioni attendibili sulla curva pandemica ed è stata presa dopo uno specifico sondaggio di mercato.

«Lo spostamento a giugno – dice Maurizio Danese, presidente di Veronafiere Spa – è in linea con la revisione del posizionamento dei calendari delle principali fiere internazionali italiane ed estere. Il consiglio di amministrazione della Fiera ed i soci hanno fatto una scelta ponderata in base alle informazioni più attendibili in campo medico, considerando anche l’incoming di buyer extra europei. Stiamo inoltre lavorando con la Fondazione Arena che organizza la stagione lirica e la città di Verona per offrire ai nostri ospiti internazionali un’edizione imperdibile».

«Vinitaly con OperaWine e le rassegne concomitanti – sottolinea Giovanni Mantovani, direttore generale di Veronafiere Spa –, si svolgeranno in un contesto temporale in cui il governo avrà avuto il tempo di predisporre le procedure di ingresso dei buyer internazionali nel nostro Paese. Nello stesso tempo in Europa vi saranno altri eventi rivolti alla promozione del settore vinicolo. Si tratta di una decisione strategica e sinergica per consentire agli operatori del mercato e dell’informazione, soprattutto quelli provenienti da Asia e USA, che sono tra i principali visitatori delle nostre rassegne, di poter ottimizzare la loro partecipazione con un solo spostamento».

La notte del vino rosa con Slowfood Valli Orobiche

Chiamiamoli dunque rosa: la precisazione arriva puntuale nell’introduzione  de ‘I migliori 100 vini rosa d’Italia’ Slow Food, nuova edizione. Che siano Vini di una notte o Vini di un giorno, Vin gris o Saignée , rosa corallo o intenso, tenue, chiaretto o cerasuolo:  rosa sarà l’aggettivo per definirli.

Con questa premessa e con la regia del fiduciario Silvio Magni, a Bergamo abbiamo salutato l’uscita della guida al N.O.I., ristorante raccolto e curato, dove Tommaso Spagnolo in cucina e Alessandro Biffi in sala hanno preparato e servito sei portate in accordo ai vini scelti per la serata:

Masciarelli,  Cerasuolo d’Abruzzo Gianni Masciarelli 2019 – Abruzzo  Praesidium, Cerasuolo d’Abruzzo Superiore 2019 –  Abruzzo
Marangona, Riviera del Garda Cl. Chiaretto 2019 –  Lombardia
Cupertinum-Cooperativa di Copertino, Spinello dei Falconi 2019 – Puglia
Severino Garofano Vigneti e Cantine, Girofle 2019 – Puglia
Corte Sant’Alda – Marinella Camerani, Agathe Rosato 2019 – Veneto

Tavoli preparati nello spazio esterno, serata caldissima che improvvisamente, e con piacere, ci regala cinque minuti di pioggia.

 

 

Sei portate fresche, interessanti, equilibrate e appaganti:  ingredienti presenti nella  cucina bergamasca, ma accostati a  verdure e sapori del sud.

 

Si comincia con piccoli amuse-bouche per proseguire con i  quattro pomodori rossi e una coulis di pomodori verdi;   la  melanzana con alici e scamorza.

 

E intanto arriviamo al terzo rosa con un risotto perfetto:   lo scorzone della Valle Imagna, le nocciole e le erbe aromatiche che qui sono davvero a portata di mano…

 

 

 

 

 

Si sale di struttura  con i vini pugliesi che ben sorreggono  le lumache dal gusto estivo di mentuccia e pecorino (ottime);  

 

 

a seguire il coniglio, che è un concentrato di elementi che amo, i fegatelli, la cipolla, lo zenzero e il peperone crusco:  davvero ghiotto.

 

 

 

 

 

Una Reine Claude con strachitunt e noci pecan chiude questa festa in rosa, conviviale e ricca di sfumature, profumi e sentori invitanti all’estate.

 

 

 

 

www.slowfoodvalliorobiche.it   

N.O.I. Restaurant

Elena Miano

 

Cipolle bianche con uvetta

Quando ti tocca stare a casa per un po’, tra lavoro e altre necessità, le uniche distrazioni  sono leggere e cucinare. Quando unisco le due attività si moltiplicano i prodotti; in questo caso cipolle (ma vi parlerò anche di porri, siate fiduciosi 🙂 )

Cosa serve:

  • 1 chilo di cipolle bianche
  • 1/2 litro di aceto di mele
  • 1/2 litro di vino bianco
  • 100 grammi di zucchero
  • 50 grammi di uva passa
  • 30 grammi di sale grosso
  • 2 peperoncini secchi piccanti
  • olio di oliva extravergine carico con moderazione

Come si fa:

Mettete l’uvetta a bagno nel vino bianco per 30 minuti circa e intanto affettate con una mandolina le cipolle. In una padella  capiente mettete a bollire l’aceto, il vino bianco senza uvetta, lo zucchero  e il sale; tuffate le cipolle e lasciatele cuocere un minuto. Sgocciolatele e lasciate  asciugare bene bene su un canovaccio. Una volta asciutte  mescolate le cipolle con l’uvetta in una terrina,  suddividetele  in vasetti con il peperoncino e coprite con l’olio senza lasciare spazi.

Chiudete ermeticamente e conservate al fresco, aspettando almeno un mese  prima di consumarle.

Come salvarsi dal pane secco

GNOCCHI DI PANE 

Cosa serve:

  • Pane secco avanzato, se di diversi tipi meglio
  • Farina 00
  • Farina di mais integrale (se vi piace)
  • Uno/due uova intere
  • Latte
  • Sale
  • Formaggio parmigiano o grana padano
  • Burro, salvia e pancetta per il condimento

Come si fa:

Spezzettate il pane  secco e mettetelo in una ciotola col latte per ammorbidirlo. Schiacciatelo bene con la forchetta, aggiungete il sale, la farina, un po’ di formaggio e l’uovo. Fate scaldare l’acqua per la cottura. Mescolate per amalgamare tutti gli ingredienti fino ad ottenere un impasto non duro ma consistente. Quando l’acqua bolle vivacemente con il cucchiaio prendete un po’ di impasto e immergetelo nella pentola,  la forma sarà molto grossolana. Fate imbiondire il burro con la salvia e la pancetta. Quando gli gnocchi verranno a galla scolateli con la ramaiola, raccoglieteli in una terrina cospargendoli di formaggio, versate il burro e servite.

Potete avere infinite varianti: aggiungere salumi nell’impasto, usare farine di tipo diverso, aggiungere erbe aromatiche e via così..

Vinitaly, piattaforme e mercati asiatici

OSSERVATORIO VINITALY-NOMISMA WINE MONITOR: FAR EAST (IMPORT A 6,45 MLD DI EURO) DECISIVO PER SORTI DEL VINO MONDIALE, NORD AMERICA A UN PASSO

ASIA ORIENTALE, AREA GEOPOLITICA CRESCIUTA DI PIÚ NEL DECENNIO: +227%, 11 VOLTE L’UE
A VINITALY, IN MEDIA A OGNI EDIZIONE OLTRE 5.500 OPERATORI PROVENIENTI DA ASIA ORIENTALE SI LAVORA PER LA CREAZIONE DI UNA PIATTAFORMA FIERISTICA DI PROPRIETÁ IN CINA

  • Export complessivo mondo: l’Italia chiude in positivo il 2018 (+3,3%, 6,149 mld di euro), macomanda la Francia (9,334 mld di euro).
  • L’Asia Orientale è l’area geopolitica dove l’import di vino è cresciuto di più a valore nell’ultimodecennio: +227% (6,45 mld di euro nel 2018)
  • L’Ue rimane il mercato più importante (13,3 mld di euro) ma in 10 anni cresce solo del 20%. Poi l’area del Nord America, a +65% e 6,95 mld di euro, tallonata dall’Asia
  • Tra i 10 top buyer, Cina e Hong Kong hanno registrato la crescita in valore più accentuata (import da mondo) negli ultimi 5 anni, con un tasso annuo di crescita a +14,9% e +11%
  • La variazione più bassa del quinquennio è invece quella dei 2 top buyer europei, Uk e Germania, rispettivamente a -2,3% e +1,2%
  • Asia Orientale: Francia leader con quota di mercato al 50% e oltre 3,2 mld di euro. Poi Australia (15,9%), Cile (8,9%) e Italia (6,5%; 5,9% in Cina)
  • Asia orientale: le esportazioni di Bordeaux e Borgogna valgono oltre 1 mld di euro, più del quadruplo rispetto a tutti i rossi italiani
  • Asia Orientale: Italia al rallenty, cresciuta meno del mercato in tutti i principali Paesi
  • Asia Orientale: stime a 5 anni premiano Belpaese, in primis in Cina e Corea del SudFar East un amore da 6,45 miliardi di euro
    Roma, 28 marzo 2019 – La domanda globale di vino dell’Asia Orientale* vale 6,45 miliardi di euro di import ed è prossima all’aggancio del Nord America (Canada e Usa), a 6,95 miliardi di euro. Nella corsa al vino, l’AsiaOrientale sta facendo gara a sé con un balzo a valore negli ultimi dieci anni del 227% (12,6% il tasso annuo dicrescita): 11 volte in più rispetto ai mercati Ue e quasi il quadruplo sull’area geoeconomica Nordamericana. È il quadro di sintesi fatto oggi a Roma nel corso della presentazione del 53° Vinitaly dallo studio “Asia: lalunga marcia del vino italiano”, a cura dell’Osservatorio Vinitaly-Nomisma Wine Monitor. Secondo lo studio, il vino parla sempre più asiatico, con cui dialogano in particolare i francesi e – oggi più che mai – il ‘nuovo’mondo produttivo, Australia e Cile che in alcuni paesi beneficiano di una politica dei dazi favorevole.E l’Italia? Dallo studio emerge come a fronte di una tenuta in terreno positivo del sistema vino made in Italy a livello mondiale (+3,3% nel 2018 sull’anno precedente), la presenza in Asia Orientale sia ancora marginale rispetto alle potenzialità italiane. Dei 6,45 miliardi di euro di importazioni registrate lo scorso anno in Cina, Giappone, Hong Kong, Corea del Sud (ma anche Vietnam, Taiwan, Tailandia, Filippine, Singapore e altre), la Francia – pur in calo – incassa infatti a valore il 50,2% della torta asiatica, per un equivalente di 3,24 miliardi di euro. La quota di mercato italiana si ferma invece al 6,5% (419 milioni di euro), meno anche di Australia (15,9%, a 1 miliardo di euro) e Cile (8,9%).

    Veronafiere, al lavoro per una piattaforma di proprietà
    Per il presidente di Veronafiere, Maurizio Danese: “La lunga marcia italiana verso l’Asia si è rivelata in questianni ancora più faticosa per la mancanza di una vera regia di sistema Paese. Dal punto di vista commerciale, la Cina e tutto il Far East offrono grandi opportunità per il made in Italy anche per la complementarietà delle

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produzioni. Per quanto ci riguarda, stiamo ponendo le basi per una presenza costante in Cina di Vinitaly edegli altri nostri settori di punta, come l’agritech, il design, il marmo, attraverso una piattaforma fieristica proprietaria dedicata.
“La fatica nei bilanci dei nostri vini fermi deriva in buona parte dal mancato salto di qualità laddove ladomanda è cresciuta di più – ha aggiunto il Ceo di Veronafiere, Giovanni Mantovani –, ma in questa analisi noi guardiamo al bicchiere mezzo pieno. Abbiamo i numeri, la qualità e il fascino per penetrare un mercato gigantesco, ma non servono proclami e solitarie fughe in avanti. Bisogna capire – prosegue Mantovani – che oggi per contrastare vecchi e nuovi competitor non serve più marciare in ordine sparso, bisogna correre inun’unica direzione e con un brand in grado di aprire la strada. Al prossimo Vinitaly,in termini di presenze espositive e metri quadrati netti il più grande di sempre, sono in media ad ogni edizione più di 5.500 glioperatori provenienti dal Far East. E nel corso dell’anno in Cina, tra i road show in calendario, l’Academy diVinitaly International e le partnership fieristiche in corso e quello di nuovo ed importante stiamo realizzando saremo in grado di dare alle aziende e alle istituzioni un ulteriore supporto promozionale su quest’areastrategica per il futuro dei nostri prodotti, non solo del vino”.

In Italia a passo di marcia, competitor di corsa. Ma il futuro è tricolore

L’Italia, secondo l’analisi condotta dal responsabile di Nomisma-Wine Monitor, Denis Pantini, è certamentecresciuta nelle vendite, ma meno dei suoi concorrenti: in Cina in 5 anni l’incremento italiano ha sfiorato l’80%mentre le importazioni da mondo hanno segnato un +106%. Così a Hong Kong (+28% vs +67%) e in Corea del Sud (+36% vs +60%) e soprattutto in Giappone – il mercato più tricolore in Asia – dove il Belpaese non ha fatto meglio di un +3,4%, contro una domanda del Sol Levante cresciuta di quasi il 30%. Per dirla in bottiglie,nel 2018 l’Asia Orientale ha importato quasi 93 milioni di bottiglie di Bordeaux (e 6 milioni di Borgogna),mentre il complessivo dei rossi Dop provenienti da Toscana, Piemonte e Veneto supera di poco i 13 milioni di bottiglie. Tradotto in valore, il rapporto è 11 a 1: 864 milioni di euro del solo Bordeaux contro 77 milioni dei rossi Dop delle 3 regioni italiane. Il futuro si annuncia comunque interessante per il Belpaese, con un tasso annuo di crescita stimato dal nostro Osservatorio nei prossimi 5 anni che si prevede essere superiore aiconsumi dell’area: fino all’8% in Cina, dall’1% al 2,5% in Giappone, complice l’accordo di partenariatoeconomico, dal 5,5% al 7,5% in Corea del Sud e dal 3% al 4,5% a Hong Kong.

Vinitaly no limits

La 53a edizione del Salone Internazionale dei Vini e dei Distillati (7-10 aprile, Veronafiere) è sold out dalloscorso novembre nonostante l’aumento della superficie netta disponibile. Tra le novità, il nuovo salone Vinitaly Design e l’Organic Hall. Un’altra edizione in crescita per Vinitaly (www.vinitaly.com), che dopo unanno e 40 eventi promozionali e di formazione in Italia e all’estero, si prepara ad aprire con numeri in aumento. L’area netta disponibile raggiunge i 100mila metri quadrati netti, mentre sono oltre 130 i nuovi espositori diretti, a cui si aggiungono gli indiretti e i rappresentati, che portano il numero totale di aziende a quota 4.600 da 35 nazioni e ad oltre 17mila le etichette a catalogo (dati in aggiornamento). Confermata la formula di Vinitaly – business in fiera, wine lover in città – con Vinitaly and the City (5-8 aprile –www.vinitalyandthecity.com), che sta garantendo da un lato un maggiore flusso di operatori professionali in fiera e una diminuzione voluta e controllata del visitatore appassionato a cui sono dedicate le iniziative in città.