LA NUOVA GUIDA SLOWFOOD ALLE OSTERIE D’ITALIA 2022

La condivisione di un pasto è sempre stato il momento che segna decisioni, scambi e annunci; non poteva certo sottrarsi a questa storica abitudine la Guida SlowFood delle Osterie d’Italia 2022. Alla SAPS di Lallio, ospiti della sempre speciale famiglia Agnelli, dopo un gradevolissimo aperitivo all’interno del Museo, quattro cuochi di altrettanti locali inseriti in guida ci hanno viziato con le personali proposte, piatti rappresentativi del loro lavoro. Si comincia con Paola Rovelli di Ristorobie ai Piani dell’Avaro (Cusio, BG), un locale che ha fatto della cucina e delle erbe di montagna un uso sapiente e creativo; sua la Zuppetta di grano saraceno con porcini e Rocher di cinghiale. Da Albavilla (CO), Crott dal Murnee, ci arriva invece una originale versione dei pizzoccheri, questa volta passati al torchio come fossero una pasta all’uovo. Con Alessandra di Hostaria Viola di Castiglione delle Stiviere (MN) un manzo all’olio particolare accompagnato da una purea che alla cremosità aggiunge ingredienti che non possono essere svelati. Si chiude passando per Gussago (BS) e l’Antica Trattoria Piè del Dos ci regala un ricco tortino con zucca, castagne, amaretto e crema pasticcera allo zafferano. I ragazzi dell’Alberghiero di San Pellegrino a servire, inquadrati e guidati da Claudio Parimbelli, grande professionista di sala prima ancora che colonna dell’istituto. Questo per ciò che concerne la tavola: la presentazione ufficiale della Guida, redatta con il coordinamento di Signoroni e l’instancabile lavoro di selezione di Silvia Tropea Montagnosi, ha coinvolto parte del direttivo di SlowFood e Silvio Magni, come sempre grande regista della giornata. La Lombardia ha ben 90 diversi locali selezionati tra i 120 inizialmente presi in considerazione, tutti rigorosamente visitati più volte. Per la nostra regione, in particolare, sono state accolte nuove realtà, soprattutto quelle che possono vantare un legame attento con l’ambiente e i prodotti del luogo dove operano.

E.M.

IN QUOTA, DI FORMAGGI E NON SOLO…

Prima tappa sopra San Giovanni Bianco da Fabio Bonzi per i suoi formaggi di capra, Capra camosciata per l’esattezza. Una sessantina di capi ospitati in una struttura interamente in legno, perfettamente inserita nella natura. Nel piccolo caseificio annesso si lavora di qualità; il latte viene lavorato solo a crudo, in giornata e la cagliata non viene rotta durante la lavorazione. Questo fa sì che il formaggio abbia necessità di tempi più lunghi di sgocciolatura, ma il prodotto finale ha una consistenza e un gusto decisamente superiori. Il desiderio di sperimentare e aggiungere sempre più valore a queste microimprese locali ha fatto nascere, insieme ad altre piccole realtà, il progetto della stagionatura nelle ex miniere di Dossena: Regione Lombardia ha finanziato con oltre 300.000 euro il progetto “CHEESEMINE – Percorso di sperimentazione della stagionatura dei formaggi nelle miniere di Dossena” nell’ambito dei Gruppi Operativi del Partenariato Europeo per l’Innovazione in materia di produttività e sostenibilità dell’agricoltura. Una doppia e importante valenza per il territorio che offre non solo il recupero di luoghi dal punto di vista turistico ma ne permette il reinserimento nel ciclo produttivo, anche se con altra specificità.

Seconda tappa: si sale ancora un po’ – quando si gira con l’instancabile Silvio Magni il tempo è sempre relativo – e si conquistano i Piani dell’Avaro, circa 1700 mt. Non so perché ma quando sento dire dei ristoranti di montagna in genere “fanno le solite cose, polenta ecc.” immediatamente mi dispiaccio di una  definizione così superficialmente riduttiva. Ecco, qui a Ristorobie, scordatevi di tutto ciò e sedetevi con animo e palato predisposti ad essere stupiti.  Cominciamo a scaldare i muscoli con una serie di stuzzichini con soli ingredienti di montagna come la ricottina fresca con un po’ di menta, la frittata alle erbe tanto per citarne due. Nella sala da pranzo ci aspetta un tavolo col giusto distanziamento, dalle finestre il panorama, con un cielo a dire il vero un po’ nuvoloso..

 

 

 

 

 

 

I tagliolini al ragù di lepre sono delicati, appaganti e si scontrano amichevolmente con gli gnocchi brontoloni: gnocchi di mascherpa (una ricotta di 30 giorni), con basilico e melanzane. Ma è con le tre tartare di cervo che tra noi a tavola comincia una sorta di classifica: meglio quella al pino mugo, al larice o alla rosa canina? La mia preferita senz’altro è al larice, dove la carne è stata tenuta sottovuoto con il larice per circa 24 ore (il procedimento fatevelo raccontare da Paola).

I boccioli di fiore di tarassaco, poi, sono perfetti al contrasto con la carne.

 

Le lumache in umido con i funghi sono incalzate dalle bourguignonne che la vogliono solo richiamare, senza guscio, marinate nel burro e nelle cime di abete rosso, graziosamente infilzate in uno spiedino e servite con dei sorprendenti fiori di sambuco fritti, di pastella leggera e aroma intatto.

Giusto lo spazio per una generosa fetta di crostata alle more e finiamo in bellezza. La cucina di chi la montagna la vive, la conosce e la trasforma sapientemente: Paola con le figlie Sara e Claudia, tra sala e cucina.

AZIENDA AGRICOLA BONZI FABIO – Via Piazzegotto 7
San Giovanni Bianco Bg
busigb@alice.it Telefono 338/7617921

RISTOROBIE – Piani dell’ Avaro –  Cusio Bg –  e-mail: lpaleni@tiscali.it.   Telefono: 333.4752942-338.8734535